Giardini Bizzarri

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Curiocities Category: Culturale

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  • Se siamo abituati a cercare curiosità storiche solo passeggiando per il centro di Firenze, ci precludiamo di conoscere attentamente la nostra città. Nella parte Nord, sorge un quartiere “nuovo”, un quartiere costruito con tanti alti palazzi e casermoni spesso anonimi e di colore grigio, il quartiere si chiama Novoli, e noi cittadini lo identifichiamo subito con lo stradone che porta all’autostrada, la sede del Polo Universitario, il Mercato ortofrutticolo e il nuovo Palazzo di Giustizia. Invece per i fiorentini fino all’ottocento, era un luogo di villeggiatura. Guardando il quartiere non ci è facile immaginare i ricchi aristocratici di Firenze, uscire dai loro Palazzi del centro, montare in carrozza per raggiungere i casali di campagna a Novoli, ma ci sono ancora molte memorie storiche a testimonianza di ciò. La torre degli Agli ( distrutta durante la seconda guerra mondiale) e la villa di Carobbi, di proprietà della famiglia che ebbe successo finanziario proprio con il commercio dei preziosi bulbi da cui deriva il suo cognome, si trovano in via di Novoli al numero 46 nell’omonima strada. La villa ha una forma a “U” attorno al cortile con una fontana dalla grande vasca tonda, con una copia del “ Putto con Delfino” del Verrocchio, (maestro di Leonardo da Vinci) mentre verso est si trova un grande giardino all’Italiana, al cui interno vi sono due androni voltati affrescati da grottesche di Bernardino Poccetti. La lapide che si trovava sulla Torre, ricorda l’incontro ufficiale tra Cristina di Lorena, nipote preferita di Caterina dei Medici, (alla quale prima di morire dette una favolosa dote) con il futuro sposo il Granduca Ferdinando dei Medici che aveva lasciato la veste di Cardinale per la morte prematura del fratello Francesco I Granduca di Toscana e di sua moglie Bianca Cappello. Incontri, festeggiamenti e banchetti fecero da preludio allo sfarzoso matrimonio che si concluse con una spettacolare rappresentazione di una battaglia navale autentica, allestita allagando l’interno del cortile dell’Ammannati in Palazzo Pitti. Lateralmente alla villa vi è una stradina che si chiama “via dei giardini della Bizzarria”, ed ecco che la mia curiosità si accentua, cosa era, ed è per fortuna, la “Bizzaria?”. Un profumatissimo agrume mescolato tra un cedro, un arancio, un limone, un frutto bizzarro appunto, che nel 1665 il medico, biologo e naturalista Francesco Redi conosciuto come il “Padre della parassitologia moderna”, scriveva a Leopoldo dei Medici, “una bizzarria esternamente fatta a strisce alternative irregolarmente di cedrato e d’arancio…la tagliai nel mezzo e .. mi avvidi di aver tagliato tre pomi incastrati l’uno nell’altro. Il primo conteneva in seno gli altri due. L’altro pomo che succedeva era un’arancia schietta tanto nella buccia quanto nell’agro, il terzo e ultimo pomo…era un cedrosino ben fatto e senza punto di mescolanza d’arancio.” Di questo agrume ibrido, che fu poi chiamato Bizzarrìa si racconta che non se ne aveva nessuna conoscenza, finché, un giardiniere dell’ allora proprietario della villa, il Panciatichi di Torre degli Agli, ottenne la pianta che produceva degli strani frutti in parte limoni, in parte cedri ed in parte arance; non solo, ma produceva anche sullo stesso ramo frutti tutti diversi l’uno dall’altro, alcuni rotondi come l’ arancia, altri piriformi come il cedro o bitorzoluti come i limoni. Si sarebbe potuto pensare ad un innesto, una “prova” di sperimentazione naturalistica, e invece no, la cosa più stupefacente di tutte è che questa pianta produsse la bizzarrìa per semplice caso senza che la mano dell’uomo fosse intervenuta. Forse oggi è il caso di dire che la pianta abbia realmente un’anima e una forza particolare in sè, perché a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, sotto ai quali i giardini di villa Panciatichi e di Castello hanno subito enormi danni, si pensava che la pianta fosse ormai andata persa per sempre, invece grazie a Paolo Galeotti, responsabile dell’Orto Botanico della villa Medicea di Castello, l’agrume è stato ritrovato e trapiantato presso il Giardino di Boboli, dove ancora oggi è coltivato. Miglior nome non gli poteva essere attribuito, una Bizzarra e testarda pianta in una città testimone di “bizzarri” cittadini.

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