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Maestà di Santa Trinita
Artwork Category: Artwork
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La Maestà di Santa Trinita è un’opera di Cimabue, dipinta su tavola, databile tra il 1280 e il 1290, conservata agli Uffizi di Firenze, nella Sala 2. Raffigura la Madonna in trono con il Bambino, contornata da otto angeli, e presenta in basso, quattro profeti a mezzo busto. Si tratta di una tempera su tavola e misura 385×223 cm.Secondo la testimonianza di Giorgio Vasari nelle Vite, l’opera fu commissionata a Cimabue dai monaci vallombrosani per ornare l’altare maggiore della Basilica di Santa Trinita a Firenze, in particolare da Valentino II degli Abati, che era un propugnatore delle tendenze religiose più conservatrici. Con il tempo, meno apprezzata rispetto ai dipinti della pittura del Rinascimento, fu sostituita dalla Trinità di Alesso Baldovinetti nel 1471 e trasferita in una cappella laterale della chiesa, fino a essere relegata nell’infermeria del monastero. Con la riconsiderazione della primitiva arte italiana, nell’Ottocento passò nella Galleria dell’Accademia fiorentina e, nel 1919, agli Uffizi. In epoca imprecisata gli era stata data una forma quadrangolare, col taglio della parte superiore della cuspide e l’aggiunta di due ali in cui erano stati dipinti due angeli, rimossi alla fine dell’Ottocento.Riferita a Cimabue già nel Libro di Antonio Billi e dal Vasari, l’attribuzione, con poche eccezioni di critici dell’Ottocento, ha trovato concordi tutti gli studiosi, che si sono però divisi riguardo della datazione dell’opera, incerti se considerarla precedente o di poco successiva all’esecuzione degli affreschi della Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, pur nell’incertezza a sua volta della collocazione temporale di quel ciclo. Recentemente è stato messo in dubbio anche la notizia del Vasari circa la commissione vallombrosana, per la totale mancanza di riferimenti nella pala all’Ordine o alla santa Trinità, titolare della chiesa. Si è allora immaginato che il committente originale fosse stata magari una confraternita e che per vie sconosciute nel Cinquecento doveva trovarsi in Santa Trinita.Le espressioni dei personaggi sono dolci, come nel mosaico del Duomo di Pisa, per cui si pensa che sia verosimile collocare l’opera a quando era già attivo Giotto e Cimabue veniva influenzato dall’allievo.
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